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Share Name | Share Symbol | Market | Type |
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Unicredit Spa | BIT:UCG | Italy | Ordinary Share |
Price Change | % Change | Share Price | Bid Price | Offer Price | High Price | Low Price | Open Price | Shares Traded | Last Trade | |
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L'ordine del giudice penale di Taranto di avviare da oggi
la chiusura di Afo2, costringe lo Stato e ArcelorMittal a cambiare
velocemente il piano per cercare di salvare lo stabilimento della città
dei due mari e gran parte dei dipendenti.
Rispetto alla prima ipotesi di riservare un aumento di capitale di 400
milioni di Am InvestCo (Ami) a una società dello Stato (Cdp e/o
Invitalia), nelle ultime ore, scrive Il Messaggero, starebbe emergendo una
variante al piano dove oltre allo Stato verrebbero coinvolte anche le
banche mediante conversione crediti.
Si deve accelerare anche in vista dell'udienza sul recesso di venerdì 20
a Milano (le memorie entro lunedì 16) che potrebbe essere rinviata. Ne
avrebbero discusso ieri mattina Francesco Caio, consulente del Mise,
Giuseppe Lombardi, partner dello studio BonelliErede Lombardi che, per
conto dei commissari, guida tutto il contenzioso assieme a Enrico
Castellani (Freshfield), Franco Gianni (Gianni Origoni Grippo Cappelli &
Partners), Roberto Bonsignore (Cleary Gottlieb). La proposta che sta
emergendo necessita di ulteriori approfondimenti. Per il momento lo
schema poggia sul presupposto di una riconversione industriale focalizzato
sull'installazione del forno elettrico che ha però un tempo di
realizzazione di tre anni. Il forno elettrico è considerato il "cuore" del
green deal e dovrebbe prevedere investimenti da ripartire tra il gruppo
franco-indiano basato in Lussemburgo e lo Stato italiano.
Lo snodo completamente nuovo di un progetto da costruire dal punto di
vista industriale è il coinvolgimento oltre che dello Stato, anche delle
banche. Il progetto in fieri dovrebbe prevedere che Stato e banche
convertano le linee in prededuzione, cioè quelle che godono di una
priorità nel rimborso. Rientrano tra i finanziamenti da restituire prima
degli altri quelli erogati alla gestione Riva nell'inverno 2014, pari
a 250 milioni da parte di Intesa Sanpaolo, Unicredit e Banco
Bpm e, a giugno 2015, di 400 milioni, da Intesa Sanpaolo, Cdp e
Banco Bpm mentre Unicredit si tirò fuori. Su quest'ultimo finanziamento
c'era la garanzia dello Stato con una fidejussione a prima richiesta.
I 400 milioni sono i principali finanziamenti che lo Stato, avendoli
garantito, potrebbe convertire. Quanto alle banche, si stanno facendo i
conteggi ma le somme con corsia prioritaria di restituzione sono un totale
di circa 280 milioni, frazionati fra Intesa Sp (180 milioni), Unicredit
(60 milioni), Banco Bpm (40 milioni). Nella bozza di piano sarebbe
previsto un secondo step: aumento di capitale di 400 milioni a favore di
Cdp o Invitalia per una quota del 18,2%. Ma un punto controverso è il
valore di Ami: per Arcelor ammonta a 1,8 miliardi, per Caio molto meno. Al
termine della manovra, Arcelor dovrebbe avere più del 60% del capitale.
Oggi si riprende a discutere.
pev
(END) Dow Jones Newswires
December 13, 2019 03:20 ET (08:20 GMT)
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